Introduzione ai campi di volontariato, conoscerli per sceglierli
Si chiamano workcamp – letteralmente “campi di lavoro”, ma per non spaventarvi troppo li chiamerò “campi di volontariato” – gli strumenti attraverso cui il volonturista interagisce con la realtà locale. Si tratta di progetti solitamente a breve termine, che durano dalle 2 alle 3 settimane, e prevedono diversi tipi di attività, tutte finalizzate alla realizzazione di obiettivi dalla pubblica utilità. È fondamentale scegliere quelle più adatte alle proprie skills e inclinazioni, per vivere un’esperienza davvero unica ed arricchente. In più non bisogna dimenticare che le comunità ospitanti, insieme all’organizzazione di riferimento, impiegano tempo e risorse economiche per accogliere i volontari. Lo fanno provvedendo per loro vitto, alloggio ma soprattutto pianificando attività coinvolgenti e interattive, grazie alle quali il volonturista può sentirsi accolto e non sfruttato.
Qual è la storia dei workcamp?
Oggi come allora, nel 1920, quando ha avuto luogo il primo workcamp della storia, i campi di volontariato promuovono l’educazione alla diversità, solidarietà ed empatia. Non è quindi un caso che il primo progetto solidale della storia del volonturismo abbia visto la luce nell’immediato dopoguerra, in una Esnes-en-Argonne martoriata dai combattimenti e bisognosa di aiuto per ricostruire se stessa. Per cinque mesi abitanti e soldati di ogni bandiera, coordinati da Pierre Ceresole – obiettore di coscienza e papà del Servizio Civile Internazionale – contribuiscono a dare nuova vita alla cittadina della Mosa. Le moderne ONG e organizzazioni no profit definirebbero questo un campo dalla durata di medio termine, classificato con i codici CONS, MANU.
Conoscere l’ABC dei workcamp
Parlare il volonturistichese e orientarsi tra le tante proposte non è così complicato come può sembrare. Prima di aderire a qualsiasi workcamp, però, è bene prendersi un po’ di tempo per raccogliere informazioni sull’organizzazione di riferimento e valutare la scelta più adatta alle proprie capacità. Come già anticipato, esistono diverse tipologie campi di volontariato, ciascuna classificata con un particolare codice, internazionalmente riconosciuto e riconoscibile.
ARCH (archeologia)
ART (artistico)
CONS (lavori di costruzione)
CULT (progetto culturale)
DISA (lavoro con disabili)
EDU (educazione)
ELDE (lavorare con gli anziani)
ENVI (dedicato all’ambiente)
FEST (festival)
FAM (campo adatto a tutta la famiglia)
KIDS (lavorare con i bambini)
LANG (lingue)
LEAD (dedicato ai campleader)
MANU (lavori manuali)
RENO (rinnovamento e ristrutturazione)
SOCI (progetto di utilità sociale)
SPOR (sportivo)
STUD (studi e ricerche sul campo)
TEEN (adolescenti)
Versate le due quote l’organizzazione ti invierà un infosheet contenente tutte le informazioni pratiche necessarie. Dall’orario e luogo di ritrovo, fino alle informazioni sulla struttura ospitante e sul progetto stesso, l’infosheet serve a chiarire le idee al volontario e proiettarlo verso la fase operativa. È scritto in lingua inglese e deve essere letto con particolare attenzione.
Alcuni workcamp richiedono il pagamento di una extra fee, una tassa aggiuntiva, il cui importo viene dichiarato fin dal principio. Non preoccupatevi, non avrete brutte sorprese. L’extra fee è utile alla realizzazione del particolare progetto e viene versata in loco, in euro o in valuta locale. Non sono molti i campi che la richiedono – solitamente quelli ospitati in paesi cui il costo della vita è elevato, o quelli che accolgono i volontari in strutture particolarmente comode.