Lettera a Torino. La libertà profumerà di verde
In questi giorni l’emergenza sanitaria ci fa pensare al futuro della nostra Torino con un filo d’apprensione e, forse, ce lo fa ri-pensare in una chiave inedita più verde e sostenibile. Era l’ottobre dello scorso anno quando nel suo dossier annuale ‘Ecosistema urbano – rapporto sulle performance ambientali delle città 2019’ Legambiente, in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24Ore, annunciava la necessità di un Green New Deal delle città: è nei centri urbani che si produce più della metà dei gas serra. È qui, tra infrastrutture di qualità, la trincea dove infuria maggiormente la battaglia per la sostenibilità, Agenda 21 alla mano. Dal punto di vista della presenza di polveri sottili e della concentrazione di biossido di azoto dell’aria il nostro capoluogo, avvertiva l’ONG, non risultava tra i centri più virtuosi della penisola. Colpa – anche – delle 658 auto circolanti ogni 1000 abitanti. Con quel pizzico d’orgoglio sabaudo che da sempre ci caratterizza abbiamo ribattuto che stando allo Smart City Index 2018 di EY Torino rimaneva comunque la seconda città più sostenibile d’Italia, una polis 4.0 che mira a diventare economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente.
Abbiamo una dispersione di acqua dalle reti idriche inferiore del 6,7% rispetto alla media nazionale, figuriamo tra le prime 20 province per numero di neoassunti con contratti relativi ai green jobs , i cosiddetti ‘ecolavori’, e siamo considerati un avamposto della mobilità carbon free. Inoltre più della metà dei nostri spostamenti vengono effettuati su bus, tram, metro, bici o camminando. E ancora, l’Università di Torino è stata valutata dalla classifica GreenMetric 2019 come il secondo ateneo più sostenibile d’Italia dai punti di vista ambientale e sociale, collocandosi al 41esimo posto tra i 780 poli partecipanti. Le potenzialità per aggiudicarci la medaglia d’oro della sostenibilità tricolore sono insite nel DNA locale e la pandemia può rappresentare per ciascuno di noi un’occasione per regalare, non solo alla città ma anche a noi stessi, una vita nuova e migliore.
L’IPQA, l’indice previsionale della qualità dell’aria, stima per i prossimi giorni di reclusione forzata una condizione ottima, in cui le concentrazioni previste degli inquinanti saranno notevolmente inferiori alle soglie di riferimento relative ai valori limite e rappresenteranno un raggiunto obiettivo, anche se di breve periodo, per la tutela della salute degli abitanti. Che poi saremmo noi. Quando tutto questo sarà finito sarà quasi tempo di pic-nic domenicali al Parco Del Valentino, andremo a fare aperitivo sulle sponde del Po, ceneremo nel nostro ristorante preferito e chiederemo allo chef di portarci in tavola quel piatto che desideravamo da più di un mese. Abbiamo provato a cucinarlo da soli durante la quarantena, ma non aveva un sapore così buono. Mancava quell’aroma di libertà. Quella libertà che torneremo a respirare a pieni polmoni. Una libertà che Torino ci restituirà sotto forma di aria fresca e pulita.