Goal 10. Ridurre le disuguaglianze

Goal 10. Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni

Il decimo obiettivo dell’Agenda ONU 2030 mira all’uguaglianza tra Paesi ed eliminare i divari economici e sociali tra le genti che li abitano, anche a livello di politiche interne. Negli ultimi 30 anni il divario tra ricchi e poveri è andato aumentando e ha recentemente raggiunto il suo livello più alto in un gran numero di paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico): il 10% della popolazione più agiata
dell’area OCSE ha un reddito medio disponibile di oltre 9 volte superiore a quello del 10% più povero. Per confronto, negli anni ‘80 del secolo scorso tale rapporto era pari a 7.

10.1 Entro il 2030, raggiungere e sostenere progressivamente la crescita del reddito del 40% più povero della popolazione ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale

10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro

10.3 Garantire a tutti pari opportunità e ridurre le disuguaglianze di risultato, anche attraverso l’eliminazione di leggi, di politiche e di pratiche discriminatorie, e la promozione di adeguate leggi, politiche e azioni in questo senso

10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, salariali e di protezione sociale, atte a
raggiungere progressivamente una maggiore uguaglianza

10.5 Migliorare la regolamentazione e il controllo dei mercati e delle istituzioni finanziarie globali e rafforzarne l’applicazione

10.6 Assicurare maggiore rappresentanza e voce per i paesi in via di sviluppo nel processo decisionale delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali a livello mondiale al fine di fornire istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittime

10.7 Facilitare la migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche attraverso l’attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite

10.a Attuare il principio del trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo, in particolare per i paesi meno sviluppati, in conformità con gli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio

10.b Promuovere l’aiuto pubblico allo sviluppo e i relativi flussi finanziari, compresi gli investimenti esteri diretti, agli Stati dove il bisogno è maggiore, in particolare i paesi meno sviluppati, i paesi africani, i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i paesi senza sbocco sul mare in via di sviluppo, in accordo con i loro piani e programmi nazionali

10.c Entro il 2030, ridurre a meno del 3% i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi più alti del 5%

Le disuguaglianze nel mondo. I dati

Secondo i dati ONU, liberamente verificabili sul sito, nel 2016 più del 64,4% dei prodotti esportati dai paesi meno sviluppati sui mercati mondiali non sono stati sovraccaricati da dazi, un aumento – decisamente positivo – del 20% dal 2010. Ma la situazione non è del tutto rosea e l’attuale sistema economico favorisce l’accumulo di risorse nelle mani di pochissimi, spesso ai danni dei più poveri: è sufficiente pensare che 426 miliardi di dollari, equivalenti alla ricchezza della metà più povera del pianeta, si concentrano nelle mani di 8 persone (Oxfam).

Anche se le misure di protezione sociale sono state significativamente estese a e in molte nazioni del mondo, le persone con disabilità hanno ancora il quintuplo delle possibilità rispetto alla media di incorrere in devastanti – letteralmente ‘catastrophic‘, catastrofiche – spese mediche. Inoltre, anche se il tasso mortalità materna è diminuito nelle nazioni più sviluppate, nelle aree rurali le donne hanno 3 volte più chance di morire di parto rispetto a quelle residenti nei centri urbani.


Lo sapevi che…

Circostanze economiche e disuguaglianze influiscono sulle aspettative di vita. A Cincinnati, ad esempio, i cittadini a basso reddito vivono 20 anni in meno rispetto a quelli residenti nei paesi benestanti. A Glasgow l’aspettativa di vita degli abitanti di un’area povera e di circa 28 anni minore di quelli di una zona ricca a solo 8 km di distanza.

Secondo il World Inequality Report 2018, il cui lavoro di ricerca è stato coordinato anche dall’economista Thomas Piketty, negli ultimi 30 anni la crescita dei salari di metà della popolazione mondiale è stata pari a zero, mentre solo quella dell’1% della popolazione mondiale è aumentata del 300%.

L’APS (l’aiuto pubblico allo sviluppo) contribuisce a ridurre le disuguaglianze all’interno di e tra paesi. Il paese OCSE più virtuoso? La Svezia, che riserva la maggior quota all’assistenza pubblica allo sviluppo rispetto rispetto al proprio reddito nazionale lordo.

 


I divari socio-economici in Italia. I dati ISTAT

Secondo l’Istat nel 2008, a causa della crisi economica, sono state osservate flessioni più marcate per i redditi relativamente più bassi. L’effetto negativo della crisi sui redditi più bassi si arresta soltanto nel 2016, quando la crescita del reddito è più marcata per le famiglie con i redditi più bassi (+4,8) che per il totale delle famiglie (+2,7), in un quadro di andamenti molto eterogenei nei diversi contesti territoriali. Oggi, l’Italia sta vivendo un profondo mutamento dei fenomeni migratori che la interessano: passata l’epoca delle migrazioni per lavoro, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una crescente rilevanza di flussi in ingresso di persone in cerca di asilo e protezione internazionale. Quanto agli indicatori di integrazione, continua la crescita delle persone in possesso di un permesso di lungo periodo. Nel 2017, invece, si è registrata per la prima volta, dopo un decennio di costante crescita, una diminuzione del numero di acquisizioni di cittadinanza (-26,4%). Infine, nel nostro paese il 10% della popolazione ha un reddito 11 volte superiore a quello del 10% più povero.

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