Goal 1. Sconfiggere la povertà nel mondo

Porre fine ad ogni forma di povertà e garantire la protezione dei più deboli

Il primo Goal dell’Agenda ONU 2030 ha l’ambizioso – ma non impossibile – obiettivo di porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo in tutte le sue manifestazioni, garantire la protezione sociale per i poveri e i vulnerabili, aumentare l’accesso ai servizi di base e sostenere le persone danneggiate da catastrofi naturali o da crisi economiche e sociali. Il tutto attraverso alcuni target più specifici da realizzare entro e non oltre il 2030.  

1.1 Entro il 2030, eliminare la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo, attualmente misurata come persone che vivono con meno di $1,25 al giorno. È necessaria però una piccola rettifica: nell’ottobre 2015, la Banca Mondiale ha aumentato la soglia internazionale di povertà da $1,25 a $1,9 a persona.

1.2 Entro il 2030, ridurre almeno della metà la percentuale di uomini, donne e bambini di ogni età che vivono in povertà in tutte le sue dimensioni in base alle definizioni nazionali

1.3 Applicare a livello nazionale sistemi adeguati e misure di protezione sociale per tutti, includendo i livelli minimi, ed entro il 2030 raggiungere sostanziale copertura dei poveri e dei vulnerabili

1.4 Entro il 2030, assicurare che tutti gli uomini e le donne, in particolare i poveri e i vulnerabili, abbiano uguali diritti riguardo alle risorse economiche, così come l’accesso ai servizi di base, la proprietà e il controllo sulla terra e altre forme di proprietà, eredità, risorse naturali, adeguate nuove tecnologie e servizi finanziari, tra cui la microfinanza

1.5 Entro il 2030, costruire la resilienza dei poveri e di quelli in situazioni vulnerabili e ridurre la loro esposizione e vulnerabilità ad eventi estremi legati al clima e ad altri shock e disastri economici, sociali e ambientali

1.a Garantire una significativa mobilitazione di risorse da una varietà di fonti, anche attraverso la cooperazione allo sviluppo rafforzata, al fine di fornire mezzi adeguati e prevedibili per i paesi in via di sviluppo, in particolare per i paesi meno sviluppati, ad attuare programmi e politiche per porre fine alla povertà in tutte le sue dimensioni

1.b Creare solidi quadri di riferimento politici a livello nazionale, regionale e internazionale, basati su strategie di sviluppo a favore dei poveri e attenti alla parità di genere, per sostenere investimenti accelerati nelle azioni di lotta alla povertà

La povertà nel mondo. I dati ONU

L’infografica dell’ONU fornisce una panoramica sulla situazione della povertà nel mondo. Anche se il numero dei poveri è in progressiva diminuzione, è importante considerare che a questo ritmo sarà comunque difficile raggiungere l’obiettivo ‘Povertà Zero’ imposto per il 2030.

Secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, liberamente verificabili sul sito ufficiale, più di 700 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà con meno di 1,90 dollari al giorno, ossia con 1,78 euro ogni 24 ore (secondo il tasso di conversione odierno). Immaginiamo di moltiplicare 11 volte circa il numero degli abitanti dell’Italia: nel nostro pianeta, tutte quelle persone sono costrette a sopravvivere con meno di 2 euro giornalieri, ovvero il costo di un caffè nei bar più chic. La maggior parte delle persone che sopravvivono con ‘meno di un caffè al giorno’ si concentra nell’Africa subsahariana e più in generale nelle zone martoriate da conflitti sociali, politici e economici.

Anche se, come espresso da Charles Darwin, il lavoro nobilita l’Uomo, avere un impiego non è sempre garanzia di uno stile di vita decente: nel 2018, l’8% dei lavoratori dipendenti e le loro famiglie hanno vissuto in condizioni di estrema povertà. Per ogni 100 uomini dai 25 ai 34 anni che vivono nella povertà, inoltre, esistono 122 donne della stessa fascia d’età che vivono nella stesso stesso scenario di deprivazione. Nello stesso anno è stato stimato che più della metà della popolazione mondiale (il 55%) non ha accesso ad alcuna forma di protezione sociale, come ad esempio l’assistenza sanitaria e i servizi pensionistici. Un esempio? Solo il 4% delle donne neo-mamme ha potuto usufruire di facilitazioni economiche nel periodo della maternità.

La povertà in Italia. I dati ISTAT

Secondo il Rapporto SDGs 2019 dell’Istat nella nostra penisola popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 28,9%, in diminuzione rispetto all’anno precedente, quando gli italiani poveri ammontavano a 5 milioni e 58mila . L’indicatore che quantifica la povertà italiana è multidimensionale e corrisponde alla quota di persone che si ritrovano in almeno una di queste situazioni:

Persone a rischio di povertà di reddito (12,3% della popolazione)

Sono gravemente deprivate materialmente (10,1% della popolazione)

Vivono in famiglie con una bassa intensità lavorativa (11,8% della popolazione)

Le disparità regionali sono molto ampie, le più profonde d’Europa. Stando alle stime pubblicate nel primo European regional social scoreboard realizzato dal Comitato europeo delle Regioni (CdR), l’esclusione sociale a Bolzano è dell’8,5 % contro il 52,1 % della Sicilia.

Non sono povero/a e bevo 3 caffè al giorno. Perché dovrebbe importarmene qualcosa?

Le ragioni sono tantissime. Innanzitutto, siamo tutti esseri umani e il nostro benessere è interconnesso con quello degli altri. Le disuguaglianze danneggiano la crescita economica e la coesione sociale, creano tensioni politiche e sociali e, in molte circostanze, provocano instabilità e conflitti.

Se vuoi fare la differenza, partecipa attivamente nella politiche del tuo Comune di residenza e domanda agli organi competenti quali progetti – locali, nazionali o globali – si occupano delle fasce meno abbienti della popolazione

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